martedì 11 giugno 2013

I tempi cambiano, i buoni genitori... no!

La dottoressa Triggiani mi ha chiesto di pubblicare una lettera di quasi 200 anni fa. È una lettera che un genitore scrive alla insegnante del figlio. La lettera racchiude in se tutto ciò che un buon genitore spera di riuscire ad insegnare ai propri figli. C'è un passaggio bellissimo, che si può ricondurre a qualunque momento della vita e nn solo alla scuola, quando viene scritto "Gli insegni che a scuola è molto più onorevole sbagliare piuttosto che imbrogliare..."

Buona lettura
(Giuliano)

La lettera che Abraham Lincoln scrisse nel 1830 all'insegnante di suo figlio.

Dovrà imparare, lo so, che non tutti gli uomini sono giusti, che non tutti gli uomini sono sinceri.
Però gli insegni anche che per ogni delinquente, c’è un eroe;
che per ogni politico egoista c’è un leader scrupoloso
Gli insegni che per ogni nemico c’è un amico,
cerchi di tenerlo lontano dall’invidia, se ci riesce,
e gli insegni il segreto di una risata discreta.
Gli faccia imparare subito che i bulli sono i primi ad essere sconfitti….
Se può, gli trasmetta la meraviglia dei libri….
Ma gli lasci anche il tempo tranquillo per ponderare l’eterno mistero degli uccelli nel cielo, delle api nel sole e dei fiori su una verde collina.
Gli insegni che a scuola è molto più onorevole sbagliare piuttosto che imbrogliare…
Gli insegni ad avere fiducia nelle proprie idee, anche se tutti gli dicono che sta sbagliando…
Gli insegni ad essere gentile con le persone gentili e rude con i rudi.
Cerchi di dare a mio figlio la forza per non seguire la massa, anche se tutti saltano sul carro del vincitore…
Gli insegni a dare ascolto a tutti gli uomini,
ma gli insegni anche a filtrare ciò che ascolta col setaccio della verità, trattenendo solo il buono che vi passa attraverso.
Gli insegni, se può, come ridere quando è triste.
Gli insegni che non c’è vergogna nelle lacrime.
Gli insegni a schernire i cinici ed a guardarsi dall’eccessiva dolcezza.
Gli insegni a vendere la sua merce al miglior offerente, ma a non dare mai un prezzo al proprio cuore e alla propria anima.
Gli insegni a non dare ascolto alla gentaglia urlante e ad alzarsi e combattere, se è nel giusto.
Lo tratti con gentilezza, ma non lo coccoli, perché solo attraverso la prova del fuoco si fa un buon acciaio.
Lasci che abbia il coraggio di essere impaziente.
Lasci che abbia la pazienza per essere coraggioso.
Gli insegni sempre ad avere una sublime fiducia in sé stesso,
perché solo allora avrà una sublime fiducia nel genere umano.
So che la richiesta è grande, ma veda cosa può fare…
È un così caro ragazzo, mio figlio!

Abraham Lincoln, 1830
 

venerdì 31 maggio 2013



LETTERA

Cara mamma,
mi sono chiesto se ti piacerebbe conoscere la mia storia. È una storia fatta di pietre e di gocce di sole. È una lunga storia ma noi non abbiamo problemi di tempo, giacché da quando la Vita è in noi, noi siamo la Vita e il Tempo e la Storia.
E tutto ci appartiene. Inseriti come siamo nella corrente dell’ineffabile mistero di Dio.
Abbiamo tempo, tutto il tempo che ci occorre, io e te per parlare. E abbiamo tante cose da dirci.
Così ho pensato di scriverti una lettera, una lunga lettera, perché quando io nascerò anche tu nascerai con me e ci sono cose che è bene che tu sappia.
Ti parlerò di me, di come da un mondo lontano sono approdato alla vita, ti
racconterò qualcosa del mio lungo viaggio, della mia grande avventura: cosicché tu,imparando a conoscermi, ti preparerai ad accogliermi.
Hai voglia di ascoltarmi ? Prenditi un po’ di tempo e fammi spazio dentro di te: è di questo che ho bisogno per crescere. Uno spazio raccolto, non troppo grande e neanche troppo piccolo, ma soprattutto uno spazio tutto per me, che sia solo mio, che sia il mio spazio in te.
Allora, se sei pronta, fammi un cenno e io comincerò a parlare…
Eccomi qua. La Vita mi ha catapultato dentro di te quando meno me l’aspettavo ma ora sono contento di esserci.
E tu? Sai, a volte non so se mi vuoi veramente, se sei felice del mio essere in te, se sai perché sono qui.
Sono ancora molto piccolo e tu non ti accorgi nemmeno della mia presenza eppure io ci sono, io esisto. Sono come un grumo di luce, fatto di polvere di stelle. Sono antico come il mondo o forse più ma sono anche fresco e nuovo come ogni vita che sta per sbocciare. Una cosa è certa: sono unico e speciale perché non esiste sulla terra e nell’universo intero un altro essere uguale a me. Vedi, ogni cucciolo d’uomo che nasce è come un piccolo albero che spunta: ha le radici piantate nella terra e i rami che tendono al cielo. Ogni essere umano che nasce è frutto di passato e di futuro ed è per questo assolutamente diverso da ogni altro. Speciale, irripetibile. Un’opera
d’arte originale, un pezzo unico firmato dal Creatore. Così anch’io, mamma. Anche se quando sarò nato alcuni tratti del mio volto o certe mie espressioni ti ricorderanno quelle di qualcun altro, anche se vedrai in me il sorriso della nonna o il naso del nonno, sappi che sono solo pennellate di colore ma che il ritratto, il quadro finale è solo mio.
Così pure se la mia presenza in te fa affiorare il ricordo di un’altra presenza, che rappresenta per te un antico dolore, ti prego fa’ che questo tuo ricordo non offuschi come nebbia il mio piccolo cuore che già batte vigoroso dentro di me.Io sono io e nessun altro e ho qualcosa di speciale da dirti se sei disposta a guardarmi e ad ascoltarmi.
So che ti sembrerà strano, ma sono io che ti ho scelto, non tu, o meglio è la Vita che ha scelto per me il luogo più appropriato dove io potessi prepararmi alla grande avventura che mi attende.
Tu sei la mamma che faceva per me, quella di cui avevo bisogno proprio ora per crescere e sviluppare tutte le mie potenzialità e i miei doni. Perché io esistevo già,prima ancora di affacciarmi alla vita. E vengo da molto lontano, da un luogo senza tempo e senza forma, dove esistono solo luce, bellezza, amore, pace e armonia.
Non è facile lasciare quel Paradiso, sai, per rimettersi nel tumulto del mondo ma è necessario farlo, perché abbiamo ancora molte cose da imparare.
Tu ed io.
Così un giorno sono partito per la mia missione speciale e sono approdato in te,proprio come il seme del soffione, spinto lontano dal vento, prima o poi si posa sul terreno umido e bagnato e delicatamente vi affonda.
Anche io nasco da un seme che dolcemente, teneramente ha fecondato la terra e come un seme, un giorno, quando sarò grande, mi spargerò per il mondo, lasciando intorno a me briciole d’azzurro. Voi forse allora non ci sarete più ma questo non ha importanza. Perché ciò che conta è che la vita continui. E la vita ora è qui, in me.
Mi sono fatto un piccolo nido nel tuo grembo. All’inizio non è stato facile. Tu hai perso un po’ di sangue e ti sei spaventata. E io con te. Perché mamma non è felice?
mi chiedevo, cosa c’è che la preoccupa? Ma poi, un po’ alla volta tutto è passato e io mi sono accoccolato nella parete soffice del tuo utero e mi sono perso nei miei sogni.
Da questa mia posizione privilegiata io riesco a vedere anche ciò che tu non vedi, è come se una finestra fosse aperta per me sul passato e sul futuro: la mia vita qui è fatta di ricordi e di visioni.
Oggi mi sono svegliato di soprassalto: qualcuno ha poggiato qualcosa sulla tua pancia e l’ha fatto scorrere avanti e indietro: il mio cuoricino batteva velocissimo e tu per la prima volta l’hai sentito forte e chiaro, in mezzo ai fruscii e alle correnti del liquido nel quale sono immerso. Ho sentito un’onda di gioia percorrermi tutto quando tu hai sorriso nello scoprire che sì, esisto davvero! Non sono unicamente il frutto della tua immaginazione… Per la felicità, mi sono messo a fare le capriole…
Stasera mi sono mosso più forte del solito e tu mi hai sentito! All’inizio non eri sicura che fossi io, ma poi hai capito. Hai avvertito come un guizzo, il guizzo di un pesciolino che sbatte la coda, un leggero, rapido spostamento d’acqua, come il battere d’ali di una farfalla. Un palpito di vita e tu hai esultato!
Sì, sono io, mamma! Ora il nostro dialogo diventerà più fitto perché se io ti parlo tu mi senti. È così bello essere percepiti…
Adesso mi sente anche papà, perché i miei movimenti si sono fatti più percettibili, più forti, più chiari. Mi piace quando mette una mano sulla tua pancia: accarezzando te accarezza anche me. Io avverto il suo tocco dolce e forte e mi dà sicurezza. So che protegge te e anche io mi sento protetto. Mi piace ancora di più quando mi parla e mi racconta gli avvenimenti della giornata. Una specie di telecronaca per prepararmi alla vita che mi attende…
In realtà non è tanto ciò che dice che è importante per me ma il modo in cui lo dice.
La sua voce è diversa dalla tua ma è una voce calda e buona e questo è ciò che conta per me.
Poi tu mi canti una dolce ninna-nanna e io mi addormento cullato dalle note del tuo canto come dalle onde del mare…
Oggi ti sei spaventata e hai urlato: ho sentito come una punta acuminata entrarmi dentro e ho vacillato per un po’. Cosa sta succedendo? mi sono chiesto. Poi tu sei scoppiata a piangere a dirotto e io mi sono sentito solo e abbandonato. È da un po’di giorni che sei triste. Lo sento, perché è come se una nebbiolina grigia offuscasse l’azzurro del mio cielo.
Parlami, mamma, dimmi del tuo dolore, della tua paura: forse tu non lo sai, ma se tu mi spieghi io posso capire ogni cosa. È il tuo silenzio che mi fa star male. È come un muro impenetrabile: il muro del pianto e mi spaventa. Sono così piccolo e mi sento sperduto senza il tuo sguardo e la tua parola.
È tornato il sole e io sono cresciuto: adesso i miei movimenti sono molto più decisi e potenti e la tua pancia sussulta quando mi sposto. Ecco che tiro un calcio o un pugno e il tuo ventre si solleva all’improvviso. Tu lo guardi estasiata cercando di indovinare quale parte di me ci sia sotto quella magica collinetta…Sarà una mano oppure un piedino? Come ti aspetti che io sia, mamma? Tu non mi puoi vedere, mi scoprirai solo nel momento in cui sarò fuori di te, ma allora ti piacerò? Non rimarrai delusa? A volte questi pensieri mi affollano la mente perché so che tu ti sei fatta un’idea di me, di come sarò, di come mi comporterò… ma io non sono solo un’idea nella tua testa o un desiderio nel tuo cuore, sono un bambino reale, in carne e ossa,forse molto diverso da come tu vorresti che io fossi… Sarò in tutto e per tutto una sorpresa…
Sei pronta a ricevermi?
Oggi mi sono proprio divertito: siamo andati al mare e tu hai nuotato nell’acqua proprio come io sguazzo e faccio capriole nella mia piccola piscina… Lasciati cullare dalle onde mamma e abbandonati ai flutti: non c’è altro modo per galleggiare…
Chiudi gli occhi e torna indietro nel tempo: ricordati quando anche tu eri avvolta nelle acque del piccolo oceano primordiale…
Due gocce di colostro sono comparse sul tuo seno turgido: stai preparando il
nutrimento per me, il cibo che servirà a farmi crescere e diventare grande. Non vedo l’ora di assaggiare il tuo latte dolce e bianco, di tuffarmi sulle tue mammelle gonfie e morbide e gustare il delizioso nettare che le riempie.
Che bello e confortante sapere che il tuo corpo si fa nutrimento per me!
Lo spazio intorno a me si sta restringendo e io sono diventato un vero terremoto: non sto fermo un attimo, finanche di notte mi agito e scalpito e a volte non ti lascio dormire. Ma è solo quando tu finalmente ti fermi e ti sdrai che io posso muovermi con più libertà… Di giorno sei sempre di corsa, hai centomila cose da fare, vai di fretta e ogni tanto ti scordi di me… Così la sera, quando tu ti riposi io ne approfitto per esplorare la mia navicella, di cui, come un piccolo astronauta, conosco ormai anche gli angoli più remoti. Fra un po’ sarò così cresciuto che non avrò più tanto spazio per muovermi, perciò è meglio darmi da fare ora…
Tu stai cominciando a fare i preparativi per il mio arrivo: mi hai comprato un
bellissimo marsupio per portarmi con te, in giro per il mondo. Così, rannicchiato sul tuo cuore, avvolto dal calore del tuo corpo, mi sentirò sicuro per le strade della vita.
Grazie, mamma!
Comincio a sentirmi stretto, forse è quasi ora di uscire…
Sento che si sta avvicinando il grande momento, quando ti lascerò per entrare nel mondo. Non senza un po’ di rimpianto accetterò la tua separazione da me: mi ero abituato alla tua presenza, alla nostra vita in comune. Il mio cuore che batte col tuo,il tuo respiro che mi culla come le onde del mare, il nostro dialogo fitto, così tenero e dolce. Ma la Vita, questa forza potente che mi ha generato, mi chiama, mi vuole per sé. E tu non puoi fare altro che aprire ancora una volta il tuo grembo per donarmi a lei, umilmente. Giacché io non appartengo a te, ma al mondo. Tu non sei che un
tramite, un passaggio. La Vita è entrata in te e tu l’hai ospitata. Come un tesoro prezioso l’hai custodita. La Vita entra, la Vita esce, e tu, donna, come la terra stai e ti offri di farti sua dimora, flauto di canna per la sua melodia. La Vita passa, come acqua di un fiume che scorre.
Non sarà facile lasciarti e per te lasciarmi andare ma io so anche che non staremo lontani per molto: ti ritroverò subito una volta nato. Cercherò il calore delle tue braccia e mi avvierò a piccoli passi incerti verso il tuo morbido seno, guidato dal mio fiuto ancora intatto, proprio come un cucciolo di orso o di canguro…
E quando ti avrò ritrovato, allora e solo allora, saprò di essere approdato a casa, nel posto giusto per me, quello che mi appartiene. So che tu sarai stanca e lo sarò anch’io, ma ti prego non farti distrarre in quel momento e non lasciare che mi separino da te: avrò bisogno della tua presenza quanto tu della mia.
Credo proprio che stavolta ci siamo: è arrivato per me il momento di nascere.
Ecco, la grande avventura ha avuto inizio: all’improvviso ho sentito come uno scoppio e l’acqua calda che mi avvolgeva non c’è più. Il mio sarà un viaggio all’asciutto…

Sono cominciate le spinte: il tuo utero si sta contraendo e io sento il suo abbraccio che mi avvolge e mi massaggia per ora ancora dolcemente. Poi pian piano si fanno più forti, sempre più forti, come onde stanno per sommergermi, mi sento preso in un ritmo irresistibile… Una corrente mi trascina. Il mio corpo vibra insieme a tutto il creato e io mi lascio andare alla danza della Vita. Tu ti sei messa a cantare: le note a me familiari della tua voce mi accompagnano in questo mio viaggio e mi danno conforto e sicurezza. So che ci sei, che ci sei per me, qui, ora. Quello che stiamo
ballando adesso è un valzer a due, siamo come una coppia di alpinisti che uniti dalla stessa corda, si accingono a raggiungere la vetta. Dobbiamo lavorare insieme, in sintonia.
Come surfisti cavalchiamo le onde cercando di mantenerci in equilibrio: ci lasciamo andare alla forza del vento senza però lasciarci travolgere dall’acqua.
Anche papà dà una mano con la sua presenza calma e vigile di fianco a te. Se tu sei tranquilla lo sono anch’io. So che ce la faremo, che insieme si può.
Ora ti sei messa a carponi, il tuo respiro è più rapido e affannoso, fai fatica a mantenere il ritmo.
Io mi sono infilato in un canale stretto e ho un po’ paura: aiuto, mamma, dove sei?
Ma non ho tempo per pensare: devo chinare la testa e dire sì alla Vita.
Eccomi, sono fuori. È stata dura, ma ce l’abbiamo fatta.
Ora non mi serve altro che sentire il tuo corpo caldo sotto di me che mi sostiene, le tue mani che mi avvolgono e mi accarezzano dolcemente, delicatamente… Vicino a te, mamma, sono di nuovo a casa.
Elena Balsamo
Da Il bambino naturale